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Il 27 marzo del 1999 un F-117A “NightHawk”, caccia di ultima generazione “Invisibile”, veniva individuato e abbattuto in Serbia da un vecchio sistema missilistico Sam “SA-3 Goa” di fabbricazione sovietica.

A bordo del monoposto c’era un veterano della Guerra del Golfo, il Col. USAF Zelko, nominativo radio “Vega-31” che faceva parte di una formazione di tre aerei in missione verso la Serbia. Riuscirono a recuperarlo 5 ore dopo, prima che cadesse in mano serba, con l’impiego di elicotteri e la copertura di A-10.

Un mese dopo, verso la fine di aprile, altri due F-117 del 9th Fighter Squadron “Flying Knights” si alzano in volo da Spangdhalem (Germania) per colpire obiettivi ben difesi, sempre in Serbia. Un volo ancora più lungo, della durata prevista tra le 5 e le 6 ore, due delle quali solo per raggiungere l’orbita del tanker (aero cisterna). 

Dopo aver fatto il pieno gli F-117 si dispongono in rotte parallele, con una separazione orizzontale di circa dieci miglia e penetrano in territorio nemico verso i propri target, costituiti da torri di comunicazione e installazioni POL (Petroleum, Oil, And Lubricants). 
Il pilota ai comandi di uno dei due riporta il lancio di numerosi missili, molti SA-3 (come quelli usati la notte del 27 marzo) e una intensa AAA (fuoco di contraerea). Gli F-117 erano in modo silenzioso dal momento in cui avevano lasciato il tanker (questo consiste nel ritrarre in fusoliera ogni asperità e sporgenza per aumentare l'”invisibilità”, comprese le antenne di qualsiasi impianto ricetrasmittente, degradando fortemente la loro efficienza). Non aveva, inoltre, alcun sistema RWR (Radar Warning Receiver) e i piloti non potevano sapere, se non indirettamente, di essere inquadrati/agganciati/ingaggiati da missili o AAA a guida radar. 

Gli americani sapevano benissimo che, uno dei motivi per cui l’abbattimento del primo NightHawk era stato possibile, era dipeso dall’assenza di protezione ECM e WW. Gli F-16CJ nell’area lanciarono l’allarme SAM quando i piloti era a poco più di 30 secondi dal lancio e non si poteva manovrare per due motivi: avrebbero sganciato fuori dai parametri e offerto, forse, una migliore traccia radar all’avversario (con la stiva aperta si perde parte dell’ “invisibilità”…). Uno dei piloti osserva i missili salire e dirigersi nella notte verso l’altro F-117 e poi esplodere. Lui riesce ad arrivare sul punto previsto e sgancia, effettua le manovre evasive e poi di nuovo in rotta verso il tanker. Ma qui il gregario non si presenta. Negativo alle chiamate, negativo (ovviamente!) alle scansioni radar dei compagni. 

Il Ten. Col USAF Charlie Hainline detto “Tuna” (ora in pensione) convince il rifornitore a restare in zona quanto più possibile e, finalmente, dalle nubi emerge faticosamente il suo gregario. Si avvicina senza luci e visibilmente danneggiato (non aveva potuto mantenere la normale velocità). 
Viene agganciato a fatica e ancora niente radio. Appena il carburante comincia a fluire, l’F-117 si inclina pericolosamente, si disconnette e va giù per diverse decine di metri. Tuna immagina che il suo collega stia volando su un solo motore e con danni alle superfici aerodinamiche. Ordina quindi al rifornitore di estendere i flaps e rallentare e, sempre con il suo aiuto, il tanker riesce ad ingaggiare nuovamente  l’F-117 danneggiato, iniziando di nuovo a rifornirlo. Si vede perdere carburante dalle ali, ma riescono a fare il pieno e possono dirigersi verso casa. 
Durante il tragitto il velivolo danneggiato sparisce dalla vista di Hainline, ma riuscirà ad arrivare ed atterrare in pista. 

Il contributo del Ten. Col. Hainline è stato ufficialmente riconosciuto con una DFC (Distinguished Flying Cross, medaglia per eroismo e straordinari risultati durante una missione di volo), ma la storia resta per molti tratti segreta e nebulosa.
A margine, e per i detrattori del F-117, le parole dello stesso  Hainlein, che come molti suoi colleghi veniva dalle linee dell’A-10: “I SAM erano una vera preoccupazione per il “BlackHawk” in qualsiasi scenario di combattimento (…)” “l’F-117 sarebbe stato impiegato per evitare SAM “a doppia cifra” (riferendosi ad ogni sistema dal SA-10 in poi), “…poiché l’aereo era considerato “a bassa osservabilità, ma non invisibile (…)” “(…) “Anche sistemi relativamente vecchi, come l’SA-3, rimasero una vera minaccia”(…)

Per il Pentagono è uno smacco senza precedenti: uno degli aerei dotati della tecnologia più sofisticata del mondo è stato abbattuto da un vecchio sistema, mettendo in dubbio le reali capacità dei cacciabombardieri stealth di essere invisibili ai radar e poter compiere quelle missioni “furtive” per i quali erano stati sviluppati al prezzo di miliardi di dollari dei contribuenti. La fama del “Falco Notturno”, al suo terzo impiego in battaglia, subisce un durissimo colpo. La storia tuttavia dimostrerà che questo sarà il primo ed ultimo abbattimento di un velivolo di questo tipo.

Secondo alcune fonti, quella notte la difesa anti-aerea serba stava impiegando dei radar sovietici appositamente modificati per rilevare i cosiddetti “aerei invisibili”. Le modifiche si basavano sull’uso di “lunghezze d’onda più lunghe, che consentivano ai radar di rilevare i velivoli invisibili a distanza relativamente breve, quando cioè la sezione radar dell’aereo aumentava per effetto dell’apertura del vano bombe, poco prima dello sgancio” così riportava l’esperto David Cenciotti su “The Avionist”. 
Una volta tracciato il velivolo, che seguiva lo stesso percorso di rientro dei velivoli impiegati nelle sortite precedenti, rendendo quindi la sua posizione prevedibile, i serbi lanciarono una salva di sei/otto missili SA-3, capaci di dirigersi verso il bersaglio a Mach 3.
Uno di questi esplose così vicino all’F-117 da danneggiarlo e costringere il pilota a lanciarsi.

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