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Se il precedente articolo (che potete leggere cliccando qui) vi ha raccontato la gita al Fly and Fun 2025 con una panoramica ad alta quota, ora possiamo stringere l’inquadratura.

Benvenuti nella parte seconda di questa avventura, quella vissuta dall’interno di un cockpit, tra briefing pre-volo, imprevisti, emozioni e la gioia pura del volo. Ecco a voi il cambio di prospettiva a cura del nostro Andrea Ricci, che era a bordo del nostro p200 I-8526.

Tutto è iniziato a maggio, con un messaggio di Roberto Marinelli sulla chat del nostro Aero Club Fano che ha acceso l’entusiasmo: “19 Luglio, tutti al Fly & Fun!”. Quest’anno, però, con una novità da far tremare i polsi ai piloti di aviazione generale: la fiera non si sarebbe tenuta come di solito a Pavullo bensì nella base militare di Piacenza-San Damiano, la mitica tana del 155° gruppo “Pantere Nere”. La mia disponibilità è stata immediata e incondizionata. D’altronde, quando mi ricapita di poter dire: “Oggi atterro in un aeroporto militare”?

Nelle settimane successive l’attesa è diventata una febbrile preparazione. Mi sono immerso nella Inflight Guide dell’evento (il link per poterlo sfogliare è nel precedente articolo), studiando procedure e punti di riporto per arrivare al briefing con le idee chiare. Sabato 12 luglio, a una settimana dall’evento, ci siamo trovati nella nostra clubhouse per la pianificazione definitiva. Sotto la guida sicura di Roberto Marinelli, il nostro pilota più esperto – ed egli stesso ex-pilota di F104, con il sottoscritto nel ruolo del “pulcino” del gruppo, fresco di attestato (NdR: di questo se ne parlerà presto), abbiamo definito la formazione:

  • Leader: Cessna 172, con Roberto M., Roberto R., Diego e Serghej.
  • Gregario N.2: Pioneer 200, con a bordo me e il fido copilota Giacomo.
  • Gregario N.3: Astore, con Carlo e Massimo.
  • Gregario N.4: Pioneer 300, con Enzo e Andrea.

Arriva finalmente il 19 Luglio. Ore 07:00, piazzale dell’aeroporto. L’aria è elettrica, ma il copione di una giornata perfetta ha sempre in serbo un colpo di scena. Il Cessna, il nostro aereo Leader, ha un capriccio elettrico: spia dell’alta tensione di ricarica accesa. Dopo un quarto d’ora di verifiche a motore acceso la spia resta spenta, ma la decisione è presa: il Cessna decolla e però, se l’anomalia si ripresenta entro mezz’ora, prima del punto di non ritorno, rientra per evitare di dover lasciare l’aereo chissà dove e chissà per quanto tempo, in attesa di manutenzione.

Io e Giacomo siamo a bordo del nostro Pioneer 200. Rulliamo in coda al Cessna verso la testata 23 così da decollare verso l’entroterra per risparmiare tempo, con il vento che in questo caso ci assiste. Decolliamo a dieci secondi di distanza dal Cessna ma, non appena mettiamo la prua su Albereto, arriva la comunicazione via radio che non volevamo avere: la spia sul Cessna non si è mai spenta. Vederlo virare e abbandonare la formazione è stato un dispiacere per noi, figuriamoci per i quattro a bordo. Ma in aviazione non si discute: la sicurezza è la religione laica di ogni pilota.

Rimaniamo in tre. Il ruolo di Leader passa d’ufficio all’Astore, con il buon Carlo a gestire le comunicazioni radio e Massimo al suo fianco. In salita verso i 3500 piedi, il nostro Pioneer arranca un po’ per tenere il passo dei due velivoli più prestanti. Ma una volta livellati, con una generosa richiesta di potenza al nostro Rotax (e una corrispondente generosa riduzione di potenza degli altri due aerei), riusciamo a ricompattarci e a volare in formazione.

Scivolano via sotto di noi Predappio, Sasso Marconi, Traversetolo. Iniziamo la procedura di avvicinamento come da manuale, ma il traffico convergente su Piacenza è intenso. Per semplificarci la vita, scambiamo posizione con Enzo e il suo Pioneer 300, più veloce, che diventa il nostro numero due. Da qui in avanti ognuno vola per sé e la formazione è sciolta.

Mi preparo alla prima chiamata su Echo 1, il cancello d’ingresso per San Damiano. Più o meno, va così:

  • “Piacenza Biga, India 8526 su Echo 1, riporterà Echo 2”.
  • Subito dopo, un’altra chiamata: “Piacenza Biga, I-… prossimo a Echo 1 con traffico in vista”.
  • “Perfetto,” dico a Giacomo, “quel ‘traffico in vista’ siamo noi”. Peccato che un attimo dopo un ULM sbuchi alla nostra destra, più in alto, tagliandoci la strada in virata per l’allineamento. Evidentemente non ci aveva visto affatto, aveva visto Enzo! Siamo costretti a fare ciò che nessun pilota ama: una virata evasiva a destra, un 360° per ricreare la separazione con il nuovo aereo che ci precede, e poi ripresentarci nuovamente su Echo 1, punto d’ingresso.
  • “Piacenza Biga, India 8526 esegue un 360 a destra per adeguata distanza, riporterà Echo 1”. Tornati in posizione, con gli occhi sgranati a scrutare il cielo, ci accodiamo a un ala alta e finalmente, senza altri intoppi, arriviamo a terra. I tre chilometri della pista 30 di Piacenza ci sfilano sotto, prima di parcheggiare in quella che sembrava una distesa infinita di aerei: un mare di deltaplani, autogiri, ultraleggeri e persino un paio di cattivissimi Yak-50.

Raggiunti gli altri, ci siamo goduti la fiera: l’Eurofighter, il Tornado special color, gli AMX, e la possibilità di sedersi nell’abitacolo di un MB-339 e di un Tornado “svuotato” in un hangar. Un’emozione unica.

Le condizioni meteo, però, rimanevano incerte. La pista ha infatti riaperto prima del previsto e, dopo un pranzo … al volo, siamo tornati ai nostri destrieri. La rotta del ritorno, per evitare i temporali sull’Appennino, è stata “via mare”. Durante la salita, un’ansa del fiume Po ci indicava già la via verso est, come un gigantesco strumento di navigazione naturale. La pianura padana, pur nella sua monotonia, è stata spezzata dai continui dialoghi con gli enti del traffico e da un inaspettato momento di nostalgia sorvolando Mirabilandia, teatro di tante gite della mia infanzia.

Presto la costa romagnola ci ha accolti con la sua distesa di ombrelloni colorati. Lasciato il controllo di Bologna per quello di Rimini, abbiamo sfilato veloci a 180 km/h accanto al suo aeroporto, per poi puntare dritti verso il faro del Monte San Bartolo. Passati sulla frequenza di Fano, una nuova sorpresa: l’eli-ambulanza era in azione di emergenza sulla città. Precedenza assoluta. Abbiamo circuitato sul mare in attesa che liberasse l’area, per poi atterrare dolcemente sulla pista 05.

L’ultimo atto della giornata: io e Giacomo abbiamo lavato con cura il nostro Pioneer 200 e lo abbiamo riaccompagnato al suo posto in hangar. Se l’era meritato: oggi aveva fatto davvero un ottimo lavoro.

Articolo di Andrea Ricci

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