Lo confesso subito: sono qui quasi in clandestinità, e sono onorato (anzi, temerario, se non del tutto incosciente) nel presentare un libro fresco di stampa che, per quanto mi ha personalmente detto il suo autore, non solo non dovrebbe essere recensito ma tantomeno presentato o dibattuto pubblicamente.
Un divieto di pubblicazione che, naturalmente, ho stabilito di dover rigorosamente ignorare.
Quando si tratta dell’ex-Presidente del nostro Aero Club, un pilota del calibro di Roberto Marinelli (nel libro e nella vita da pilota: Marinazz), che decide di mettere nero su bianco una parte sostanziale della sua vita tra l’infinito e l’asfalto della pista, è un dovere e pure un gioioso piacere percorrere con lui queste rotte aeree e umane. Checché ne dica l’alto ufficiale in congedo!
Marinazz, pilota senza veli (e con poca nostalgia)
Marinazz / Roberto, splendido settantenne con un passato multiforme che spazia dal caccia militare ai comandi civili alla vita da Aero Club, ha riversato in queste pagine una messe di scritti che sfuggono ostinatamente a ogni classificazione. Dimenticatevi le classiche memorie cariche di nostalgia, il diario di bordo cronologico o il cliché dell’aviatore che indulga sui primi successi — il primo decollo da solista, la prima missione, il primo volo di notte. Qui non c’è proprio nulla di tutto questo.
Marinazz non scrive per scavare nella facile commozione, ma per bloccare la manetta sulla realtà. Il suo intento è tecnico: fermare su carta ciò che altrimenti rischierebbe di diventare solo memoria sbiadita, trasformandosi in nostalgia – e in questo senso, è un puro. Un tecnico sopraffino che registra la realtà, mettendo su carta fatti accaduti con una proprietà di linguaggio e un’attenzione al dettaglio che sono una rarità, anche tra gli addetti ai lavori.
L’assenza di un vero e proprio filo conduttore organico è, paradossalmente, la peculiarità inattesa di questo lavoro: una raccolta di tessere di mosaico, che sono tanto studi tecnici (“L’importanza della portanza”) quanto resoconti di missione e aneddoti di vita.
La Disciplina del “Piano B”
Se c’è un ritornello in questa eterogenea collezione, è la rigorosa “forma mentis” del pilota, quel modo di pensare che Marinazz analizza con sorprendente lucidità in un capitolo apparentemente fuori contesto, eppure centralissimo: l’assioma del “se qualcosa può andare storto, lo farà” è uno degli insegnamenti più forti che possiamo trarre da questa lettura.
Dedicando un breve – ma fondamentale – excursus alla Legge di Murphy, Marinazz non solo ne traccia l’origine (il famoso esperimento con razzo-su-rotaia della USAF del 1949), ma ne estende il concetto trasformando con un tonneau l’ironia in dottrina di sopravvivenza.
“… stare sempre ‘davanti’ all’aereo … 5 minuti …10 minuti … mezz’ora o quello che serve, immaginando dove saremo e in che condizioni, per non essere impreparati ad un eventuale peggioramento della situazione. Un ‘Piano B’. Gli anglosassoni la chiamano ‘Situation awareness’.”
Questo metodo, che ci invita a “prepararci al peggio, sperando per il meglio”, è la chiave di lettura per ogni pagina: è la disciplina che spiega perché, anche quando ci parla di una missione militare, lo fa senza toni epici, concentrandosi sull’intimo dei fattori che sfuggirebbero a chi non è stato formato nel rispetto di questa filosofia del rischio evitato.
Il pathos dietro il dettaglio tecnico
La lettura dei racconti / scritti / mini-saggi è scorrevole, ipnotica; gli argomenti ti “acchiappano” e continui a leggere perché vuoi sapere come andrà a finire. Questa linea narrativa, che gioca a nascondersi al di sotto della patina tecnica, emerge prepotentemente negli aneddoti personali, dove la disciplina del pilota incontra l’imprevisto.
In “Atterraggio da infarto!”, Marinazz ci trascina a bordo di un Airbus A-330 sulla rotta Istanbul-Saigon. La storia di un dirottamento d’emergenza in Iran per un passeggero colto da malore è un capolavoro di tensione procedurale e comicità involontaria: l’ansia di dover atterrare con un aereo oltre il peso massimo consentito su una pista ad alta quota, costringendo i piloti a un “avvicinamento piatto” per non danneggiare la struttura del velivolo. Dopo un atterraggio “a piuma” la tensione si scioglie in un inatteso quanto assurdo finale: l’episodio si conclude con il passeggero “redivivo” che saluta la folla come fosse un attore famoso, lasciandoci col sorriso e la considerazione, un po’ esasperata e un po’ ammirata, che “the show must go on!”.
Sul fronte militare, ne “Il Navigatore del Tornado”, Marinazz in veste di istruttore ci regala un’immersione profonda e commovente nel ruolo del N.O.S. (Navigatore e Operatore di Sistemi) e ci fa vivere l’inferno fisico (“sballottati su e giù da rotazioni improvvise e altrettanti improvvisi cambi di direzione… Un inferno, per stomaco e testa”) e mentale di chi, a 900 km/h a bassa quota, deve lottare contro le “G” stando con un occhio al radar e uno fuori. La chiusura – la dedica del capitolo – è una saetta emotiva che ci colpisce dritto al cuore:
“Per il pilota la persona seduta là dietro è come una luce sempre accesa che gl’illumina il percorso e lo guida; è parte dell’aereo, lo segue in decolli al limite e in atterraggi impossibili … sale gira e scende insieme a lui senza mai perdere la fiducia.”
In questo shaker temporale, con “Red Flag!” veniamo riportati agli anni ’80, tra F-104S, la crisi Libano e il leggendario addestramento nel deserto del Nevada. Qui Marinazz ci spiega tutto e ci offre un dettaglio storico che gli appassionati divoreranno: il racconto di come i piloti americani di guerra elettronica chiesero di volare “al centro della nostra formazione” di Tornado, perché troppo vulnerabili da soli, una testimonianza che chiarisce una volta per tutte come addestramento e tattica superano molto spesso la tecnologia.
La Tradizione del “Feuilleton”
Ci sono molti altri capitoli nel libro che non posso svelare in questo articolo: vale però la pena di citare un aspetto curioso e affascinante di questa pubblicazione – che, lo ribadiamo, non ha la presunzione del classico libro autobiografico: la sua genesi.
Prima di essere raccolti in un unico volume, questi scritti sono apparsi a più riprese, a puntate, proprio sul website dell’Aero Club Fano.
Così facendo, il nostro autore si rifà involontariamente a una delle più antiche e nobili tradizioni letterarie, quella del feuilleton (il vecchio “romanzo d’appendice”), dove le grandi opere venivano pubblicate a episodi su giornali e riviste, creando attesa e coinvolgimento: I tre moschettieri e Il conte di Montecristo di Dumas, Oliver Twist di Dickens, Le avventure di Pinocchio di Collodi o anche Ventimila leghe sotto i mari di Verne. Così come in quei casi, anche qui l’aspettativa è cresciuta e, come capita sempre, più d’uno ha suggerito al nostro autore “perché non scrivi un libro?”. E così è stato: “Racconti Volanti” è la raccolta delle migliori “puntate” dell’esperienza così ampia e complessa del nostro autore, che aveva sapientemente “testato” sulle nostre pagine.
Se da un lato il libro può non avere la logica stringente di un’autobiografia tradizionale, dall’altro è proprio in questa sequenza solo a prima vista disordinata e inattesa di missioni, avventure e riflessioni tecniche che risiede la sua più sincera peculiarità.
È un prezioso “album di cartoline” inviateci da un pilota eccezionale, dove ogni pagina ci ricorda l’entusiasmo, la disciplina e la passione di una vita trascorsa a guardare il mondo dalla cabina di pilotaggio. Se mi è permesso un appunto personale, manca forse nel libro una dedica, quella a “Spillo”, il suo “Asso X”, e magari il racconto di qualche avventura con questo aereo.

Marinazz
Se avrete la pazienza di leggere con calma, potreste essere colti di sorpresa: di quando in quando, mentre vi fermerete a scavare tra le righe, dietro al Marinazz tecnico e irremovibile, potrebbe sembrarvi anche di scorgere Roberto, che ha avuto la fortuna e la capacità di realizzare il proprio destino. Un regalo che, nonostante la sua ritrosia editoriale (è il primo autore che non vuole sentir parlare della sua opera – la gioia del suo editore!), è un piacere poter condividere.
